OTTAVIO BOTTECCHIA

Ribattezzato “Botescià” dai francesi, dopo le imprese sulle strade transalpine, Ottavio Bottecchia nacque il 1° agosto 1894 a San Martino di Colle Umberto (Treviso) da Francesco ed Elena Tonol. Di famiglia numerosa e molto povera, s’impiegò come muratore e carrettiere di legnami. Chiamato alle armi nella grande guerra tra i bersaglieri, nel corpo speciale degli “esploratori d’assalto”, equipaggiato di speciali bici pieghevoli, combatté sul Carso, cadde prigioniero a Caporetto, riuscendo però a fuggire con la bicicletta, e si distinse nella resistenza sul Piave nel giugno e nell’ottobre 1917, guadagnandosi, il 4 novembre, la medaglia di bronzo. Nel 1920 sposò Caterina Zamboni e, continuando a lavorare, esordì come ciclista dilettante nelle file dell’Unione Sportiva di Pordenone. Nel 1922 passò al professionismo correndo per la Bianchi; l’anno dopo, per la L. Ganna, partecipò al Giro d’Italia, terminando quinto in classifica generale e primo nelle categorie “isolati” e “iuniores”. Sempre nel 1923, firmato un contratto con la casa francese Automoto grazie all’intermediazione di Carnielli, costruttore di bici a Vittorio Veneto, partecipò brillantemente al Tour de France, indossando la maglia gialla alla tappa di Cherbourg e arrivando secondo nella classifica finale. L’entusiasmo fu tale in Italia che oltre 61.000 persone risposero alla sottoscrizione per Bottecchia. lanciata da «La Gazzetta dello Sport», con la cifra fissa di una lira. Nel 1924 Botescià, come era soprannominato dai francesi che simpatizzavano per lui, vinse la Grande Boucle dominando dall’inizio alla fine: fu infatti il primo corridore a conquistare la maglia gialla al termine della prima tappa e ad indossarla ininterrottamente sino alla conclusione del Tour Nel 1925  bissò il trionfo dell’anno precedente infliggendo al secondo classificato un distacco di ben 54’20”: fu l’ultimo grande acuto del Muratore del Friuli.

La sua notorietà raggiunse anche il Sudamerica quando, nell’autunno seguente, partecipò alla Sei Ore di Buenos Aires. B. è stato forse, assieme a Carnera, il primo divo dello sport italiano e, al pari di lui, considerato “friulano”. Dopo un anno infelice per incidenti e cattiva salute, B. morì in circostanze mai chiarite.

Morì nel 1927 in circostanze misteriose, tuttora irrisolte. Il 3 giugno venne infatti trovato agonizzante lungo una strada di Peonis, frazione di Trasaghis: ricoverato d’urgenza, non riuscì a guarire dalle innumerevoli lesioni e spirò dodici giorni dopo, il 15 giugno 1927. Le indagini ufficiali bollarono l’episodio come morte accidentale, dovuto a una caduta, ma intorno ai fatti vennero formulate numerose ipotesi: si parlò di omicidio politico, di regolamento di conti nell’ambito del racket delle scommesse e di assassinio compiuto da un contadino a cui avrebbe rubato dell’uva. In ogni caso, l’unica certezza è che il nome di Ottavio Bottecchia non sarà dimenticato, come dimostra anche la scelta di intitolargli il Velodromo di Pordenone.

Cenni biografici tratti da

www.dizionariobiograficodeifriulani.it

www.oasport.it

Bibliografia

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